Alzi la mano chi non ha mai giocato per il Versailles
«Se non hanno più pane, che mangino brioche»
Succede che una piccola squadra, dal nome altisonante, con passione e voglia di dimostrare che anche Davide può ambire a sfidare Golia, dal basso della quarta divisione, vittoria dopo vittoria, si guadagni gli ottavi di finale di coppa di Francia contro chi rappresenta le categorie superiori. Il calcio dei grandi, quello che conta, insomma.
C’è un però, che affonda le sue radici in almeno cinque secoli prima. Già, dato che lo stadio è troppo vicino alla Reggia di Versailles e le partite si dovrebbero giocare in serale, fine del sogno.
Chiamala burocrazia, chiamalo menefreghismo (possibile non averci pensato in 500 anni?), sta di fatto che non è consentito che la stanza del Re debba essere colpita da fonti di luce dopo il tramonto entro un raggio di 5 chilometri.
Umberto Eco dedica uno dei capitoli delle sue “sei passeggiate nei boschi narrativi” a quei casi in cui siamo portati a mescolare finzione e realtà, a leggere la realtà come se fosse finzione e la finzione come se fosse realtà.
Leggendo la notizia, mi è venuto in mente
quante volte, come quei giocatori del piccolo Versailles, ci siamo visti opporre dal potente di turno, o dal cavillo messo e rimasto lì apposta, quel muro di gomma teso a frustrare il nostro sforzo, il sogno di cambiamento e modernità, il momento di emancipazione o ribaltamento dei pronostici.
Magari davanti avevamo più un Marchese del Grillo che un Re Sole, ma la sostanza non cambia e sono sicuro ci accomuna quasi tutti.
Che fare dunque? Chinare il capo e dare la buonanotte al sovrano, sperando che la mattina seguente ci ricompensi con qualche brioche o accendere luci dappertutto, disturbare il suo sonno e resistere per cambiare?
Poi ho pensato che anche i partigiani, sovrastati nei numeri e male attrezzati, alla fine sono scesi dalle montagne ed entrati da vincitori in città…
W il piccolo Versailles, allora, e abbasso i sovrani, piccoli o grandi, con la loro idea di mondo e società immutabili.