Belvedere OK, ma quanto manca il buon sapere
Sui progetti strategici, oltre al confronto continuo tra gli enti e le istituzioni chiamati in causa, bisognerebbe informare con largo anticipo e coinvolgere i cittadini.
Di questi giorni la notizia del recupero (finalmente!) della ex clinica Belvedere di via Gadolini. Grazie ai fondi del PNRR, circa 3,5 milioni di euro, l’Azienda USL ha in animo di realizzare nella struttura un ospedale di comunità per pazienti non critici - a bassa intensità clinica, come si usa dire - affetti da patologie croniche e/o bisognosi di un’assistenza infermieristica, piuttosto che medica.
Dalle prime informazioni, mi pare si vada nella direzione di quelle cure intermedie da tempo invocate come lettura di un bisogno effettivo che prescinde dalle fasce di età.
A Piacenza serve come il pane una risposta a persone che, in seguito a episodi acuti (ictus, traumi, …) devono essere accompagnate nella prima fase di recupero e assunzione delle terapie, perché a casa non ci sarebbero le condizioni ideali.
Molto bene, dunque. 10 e lode.
C’è un però. Mi chiedo se queste decisioni sono prese a compartimenti stagni o tra le varie istituzioni coinvolte i vasi riescono a essere comunicanti. Ausl e Comune di Piacenza si sono preventivamente confrontati sull’eventuale impatto urbanistico che questa novità comporta?
Che, per intenderci, magari sarà pari a zero, se gli accessi giornalieri di personale, degenti e familiari verranno assorbiti dal piazzale interno.
Se così non fosse, però, val la pena ricordare che via Gadolini è a senso unico e già adesso trovare un posto per parcheggiare ha più o meno le stesse possibilità di successo di fare terno al lotto.
Si torna dunque al tema della PARTECIPAZIONE. Difficile, lungo, forse pure noioso, ma tant’è, sui grandi progetti strategici, oltre a un confronto continuo tra gli enti e le istituzioni chiamati in causa, bisognerebbe informare con largo anticipo e coinvolgere i cittadini, perché lo studio dei pro e dei contro e la scelta definitiva esca da un vero percorso condiviso.
Le persone normali hanno il diritto di SAPERE! Invece non si contano i fulmini a ciel sereno che calano sulla testa dei piacentini, come la gru in via Calzolai, i lavori all’acquedotto a Roncaglia o il rinnovo del manto stradale in via Taverna…
Per restare all’ex Belvedere, quanto era seria la disponibilità del Comune a trasferire i locali della scuola Dante e, soprattutto, quanto era stata preventivamente coinvolta Ausl in una tale ipotesi? Mica io, ma l’assessore Papamarenghi, non più tardi dello scorso settembre affermava:
è vero, gli spazi della “Dante” sono superati, e l’area dell’ex clinica Belvedere, in effetti potrebbe essere funzionale a uno scopo formativo. Percorriamo questa strada, allora. Guardiamo avanti.
Come al Monopoli, di nuovo al punto di partenza, al significato di concetti come “cittadinanza attiva”, “spirito di comunità”, “amministrazione partecipata”.
Le risorse economiche, siano esse locali, regionali, nazionali, europee, devono essere investite in modo razionale e produttivo, devono moltiplicare i benefici pubblici che ne derivano. Servono uno sguardo d’insieme e progettualità non raffazzonate all’ultimo secondo.
Qui occorre invertire il paradigma: non si fanno i progetti perché ci sono i soldi. Prima si progetta in base alle reali necessità, poi si cerca il filone di finanziamento adatto per dare gambe ai progetti.
Altrimenti, come si dice a Piacenza, è il solito “toc e bucon” di quella politica distratta e approssimativa di cui i cittadini hanno le tasche piene.