E se il PD a Piacenza fosse under 40?
Arriva il congresso provinciale e osare sarebbe davvero coraggioso
Pensa che bello se il Partito Democratico a Piacenza decidesse di essere rivoluzionario!
L’occasione è lì, a portata di calendario: poche settimane e si celebrerà il congresso provinciale. Quale momento migliore per svoltare, dimostrarsi pronti a sostenere un ricambio generazionale della classe dirigente?
Una sola lista, candidato/a unico/a, under 40.
Sia chiaro, mica per giovanilismo spiccio. C’è un gruppo di giovani che sta crescendo molto bene, che non proviene da correnti e caminetti e non ha addosso le scorie della vecchia politica, un po’ paludata negli equilibri tra anime in perenne competizione, poco usa al coinvolgimento largo, autentico, che non sia il tirar su consenso alla bisogna per la campagna elettorale di turno.
Ragazze e ragazzi che hanno l’Europa e il mondo come riferimento, che dei provincialismi non sanno che farsene, trasversali negli interessi, preoccupati per l’ambiente e attenti al tema dei diritti, nativi digitali, a loro agio nella multiculturalità coltivata a scuola come naturale, senza paraocchi ideologici pre-costituiti, che padroneggiano più lingue senza fermarsi al “the pen is on the desk”.
Non settari per natura, che provano sulla loro pelle la crisi del mondo del lavoro, già messi alla prova nella pratica dalle difficoltà quotidiane, senza posizioni comode e ben remunerate che ti portano a esprimerti su certi problemi con una dose di teoria ormai indigesta.
Nuove leve che rischiano, per gli standard a cui siamo abituati, di restare in lista di attesa a tempo indeterminato, nonostante siano più connesse alla società di molti dirigenti ormai alle nozze d’argento con la politica (forse oro, per qualcuno),
D’altronde, gli esempi, a ben altri livelli, si sprecano, con il 35enne Gabriel Boric da poco alla guida del Cile. Con i 37 anni del primo ministro ucraino, i 36 della finlandese Sanna Marin. Con Emmanuel Macron che ne aveva 39 quando fu eletto in Francia. E si potrebbe continuare a lungo…
Perché allora non provarci anche a Piacenza? Un esecutivo giovane, guidato da un/a segretario/a giovane, con tutti quelli che oggi hanno incarichi dirigenziali che tornano con entusiasmo al ruolo di militanti semplici, mettendo a disposizione la grande esperienza e dispensando consigli a richiesta.
Non una rottamazione vecchio stampo, tutt’altro: una scuola di formazione politica sul campo, una transizione accompagnata.
Per crescere bisogna fare esperienza, darsi il tempo di sbagliare. Serve il coraggio di buttarsi, ma serve anche qualcuno, un sistema, una comunità di persone che ti diano lo slancio e siano pronte a sorreggerti.
Sarebbe un messaggio dal significato non solo concreto, ma pure simbolico, potentissimo.